Marco Tedeschi

 

10 Agosto 2002

Sveglia alle 7, pronti via, facciamo colazione al buffet del campeggio (per comodi 7 € cada cranio… tutto buono ma non ne vale la pena, ci sembra un furto e non ci torneremo le prossime mattine).

Alle 8 e 30 siamo in sella per affrontare la giornata alpina.

Siamo carichi come delle molle ed aggrediamo la Val d'Ega (spettacolare nei primi 7/8 km con la statale letteralmente aggrappata alle rocce, e delle belle curve in salita dove potere aprire il gas e dare sfogo alle caratteristiche da mulo dei nostri motori).

Alle 9.30 siamo al lago di Carezza, una pozzanghera verde che tutti ammirano per il suo colore da smeraldo, ma che altre grosse caratteristiche non ha.

Giusto il tempo di qualche foto e ripartiamo che già siamo al passo di Costalunga, primo abbocco a poco più di 1700 slm di quella che sarà la nostra giornata.

Scendiamo morbidamente verso la val di Fassa che percorriamo nel suo tratto da Vigo a Canazei. A Canazei giriamo verso la Marmolada, destinazione passo Fedaia, qualcosa più di 2000 metri slm.

In vetta lo scenario è degno delle edizioni storiche del giro d'Italia, piove, la nebbia (immaginiamo si tratti di nuvole) non consente di vedere a più di un palmo dal naso, la temperatura è prossima ai 5 gradi e proseguiamo in fretta onde evitare qualsiasi tipo di malanno.

Scendiamo repentinamente verso Rocca Pietore, poi Livinallongo ed Arabba per aggredire il Pordoi che emozionandoci sempre di più tornante dopo tornante raggiungiamo alle 12.15 decidendo così di fermarci per calmare un po' la fame.

Il bar del passo è quanto di più carino e accogliente ci potessimo aspettare e la sosta è piacevole.

Ripartire è traumatico, diluvia e lo scenario è anche qui degno di ciclismo di altri tempi per cui la strada verso il Sella ed il Gardena la percorriamo a velocità abbastanza sostenute nella sfrenata speranza di arrivare in un luogo asciutto e confortevole il più presto possibile. Addirittura sul Gardena il diluvio è tale che neanche ci fermiamo per la consueta foto che documenti la conquista della vetta con il cartello che indica l'altitudine raggiunta. A parte il fatto che credo che il Gardena sia l'unico passo dell'arco alpino il cui cartello non riporta l'altitudine per cui via verso la Val Badia.

Ci fermiamo a Corvara per un caffè e per cambiarci i vestiti fradici (ci siamo trovati di colpo sotto al diluvio senza avere modo di metterci le tute antipioggia).

Ripartiamo percorrendo tutta la Val Badia che è un vero paradiso per il mototurista, strada stretta, paesaggio unico e curve che chiamano ad essere affrontate una dopo l'altra senza soluzione di continuità.

Poco prima di Brunico ci fermiamo a foraggiare le due ruote e ci spostiamo in paese per una visita. C'è una festa dedicata ai cani da salvataggio con tendoni da festa della birra, ne approfittiamo per riposarci un po' e per sentire un po' di musica tirolese suonata dal vivo da un trio molto simpatico.

Ripartiamo e come se ci avesse ascoltato, Giove Pluvio, col quale probabilmente abbiamo un conto in sospeso, ci scatena sulla testa un fortunale di ciclopiche dimensioni, tant'è che nonostante le tute antipioggia arriviamo in campeggio pronti da strizzare. 60 km sotto l'acqua a secchiate…

Siamo in campeggio alle 18.30, ci infiliamo sotto una doccia calda ed andiamo a cena in pizzeria nel centro di Chiusa.

Verso le 23 ci ritiriamo in tenda sperando che la prossima giornata sia un pochino meno bagnata.

Vedi le foto Vedi lo slideshow Vedi la cartina