Marco Tedeschi

 

15 Agosto 2002

Si fa rientro definitivamente in Italia, la giornata è bellissima per cui non vediamo veramente l'ora di inforcare i nostri mezzi a due ruote per affrontare i chilometri previsti per oggi.

Quindi dopo la sveglia, la solita abbondante colazione che ci permetta di arrivare senza ipoglicemia fin verso metà pomeriggio, dopo aver pagato i nostri ospiti che sono veramente stati squisiti in tutto e per tutto e dopo aver caricato le moto a puntino partiamo.

Peccato perché per i primi 90 chilometri la strada è stata percorsa anche ieri (la solita mania di non fare mai due volte la stessa strada), ma ad un certo punto, quasi in cima al passo Resia decidiamo di svoltare verso la Svizzera per percorrere tutta la Bassa Engadina ed arrivare allo Stelvio dal Passo Fuorn.

La Bassa Engadina è uno dei posti più belli che si possano vedere sul nostro arco alpino, le guardie doganali svizzere non ci considerano neppure e noi scivoliamo via.

Peccato che la strada abbia una manutenzione che lascia a dir poco a desiderare, peraltro Pierino è in riserva dal confine ed io ho la lancetta della benzina che segna rosso già da tempo, ma il primo distributore è a 45 km dal confine… (per disincentivare gli austriaci che vanno a fare benzina in Svizzera dove costa "decisamente" meno).

Finalmente ci fermiamo a rifornire e poi via di volata verso il passo Fuorn che dall'alto dei suoi 2100 e passa metri è il primo obiettivo in altitudine della giornata.

Siamo un pochino in ritardo per cui la sosta è breve e via di volata verso l'Italia, rientriamo dal Giogo di Santa Maria ed anche qui le guardie non ci considerano, boh… il mondo sta cambiando…

Voliamo verso Spondigna e Prato allo Stelvio e cominciamo la serie dei 48 tornanti più famosi delle Dolomiti per salire verso il secondo valico più alto dell'arco alpino. Dopo i primi due uno si chiede se ha fatto la cosa giusta… la temperatura scende sensibilmente, la strada è terribilmente all'ombra, guardi verso l'alto e hai davvero la paura che la strada non finisca più tant'è che credi prima o poi di andare a incrociare lo sguardo di Dio che ti lampeggia e ti saluta con le dita a V… invece incontri solo motociclisti, qualche fermone come il sottoscritto che non inserisce mai più della seconda, e qualche pazzoide che scende invece facendo il filo a tutti i paletti in tutte le curve e con un andatura… che il minimo che puoi provare è rabbia… ed incontri anche donne con Transalp (bella e con coda di cavallo bionda, di Monaco a giudicare dalla targa…) e incontri cicloturisti che per un giorno si vogliono sentire Pantani, li vedi sputare ogni briciolo d'anima e sai che lo stanno facendo, perché tu fai fatica e stai inanellando tornanti con un mezzo con 50 e più cavalli, bicilindrico e con una compressione da paura, nato per fare della montagna il suo campo di battaglia… e incontri anche lo stupidone che si è inerpicato fin lì col Boxster cabrio e ti chiedi se quando distribuivano l'intelligenza l'invito era rivolto a tutti…

Ma alla fine arriviamo ed è una libidine, sul passo c'è la neve, un migliaio di mototuristi ed anche noi, contenti come delle Pasque.

Ci fermiamo per un po' di foto, MU non sta nella pelle e chiama tutti con lo scocciofono per dirgli dove è… a 2700 e passa metri d'altitudine.

Un wurstel e via verso Bormio e verso il Gavia… la discesa è meravigliosa ed anche un po' eterna, Bormio è proprio un bel posticino, ma adesso ci aspetta il Gavia e vi confesso che il sottoscritto sono due notti che non ci dorme dalla paura…

Tutti me lo hanno descritto come uno spauracchio, bisogna stare attenti, è un mostro cattivo…

Lo affrontiamo da S.Caterina Valfurva assieme ad alcuni mototuristi tedeschi, ma presto li seminiamo, la salita è bellissima ed immersa in mezzo al verde, ma chi l'ha detto che fa paura… anzi è proprio bello, bisogna solo stare attenti che la carburazione delle moto risente un po' dell'altitudine (l'aveva fatto qualche volta un'ora fa su per lo Stelvio) ed allora "buca" qualche apertura di gas. La distesa al passo è desolante, sembra il deserto, c'è uno splendido lago in cui si specchia un mastodontico crocefisso, un barettino che vende ricordi di Pantani e di Coppi. Ci fermiamo a chiacchierare con due mototuristi di Parma che sembra che siano davvero nati imparati, loro hanno fatto tutti i passi del mondo e contano fra tre ore di essere a Parma… boh… però le chiacchiere sono piacevoli, basta lasciarli parlare…

Scendiamo dal Gavia ed eccolo lo spauracchio, strada strettissima e senza protezioni, serie infinita di tornantini a gomito, graniglia mobile sul fondo, gallerie al buio ed in uno dei punti più stretti chi ti incontro??? Un bel furgone… cosa faccio??? Mi fermo, appoggio il piede destro su un paracarro alto 20 centimetri infitto su uno strapiombo a muro di un centinaio di metri e lo lascio passare strisciando il gomito sinistro sulla sua fiancata… palpitazioni… morte in faccia… sudore freddo… e la chiamano statale!!! Però l'emozione di avere vinto questo mostro è grandissima, ma non so se ci tornerò mai più in vita mia, solo se mi obbligassero fra qualche anno quando sicuramente farò l'Alpiraid.

Appena giù dal Gavia siamo a Ponte di Legno (chissà se c'è il senatùr in vacanza…). Voliamo verso il Tonale, ormai comincia ad essere un certo orario e siamo attesi a Cavedago per cena.

Il passo del Tonale lo consiglio a tutti i mototuristi che hanno in mente Milano Marittima… non vale la pena, a parte l'orizzonte con i palazzoni… ma chi glieli ha lasciati fare???